C’è una brezza pungente stasera il vento ti entra nelle narici quasi con violenza e lascia che l’odore salino del mare risvegli ricordi, sensazioni, immagini. C’è il rumore del mare che accompagna i miei giorni e da questo rumore, l’ho compreso subito, non puoi più fuggire. Vedo il ragazzo africano ripiegare le sue coperte, il vento complica l’operazione., s’intrufola tra le pieghe di quei tessuti colorati e lui sembra giocare con un aquilone: l’Africa, la terra rossa assetata, ormai è un chiodo fisso. L’Africa che si sente anche se è silenziosa, l’Africa nera e nuda la terra d’origine la madre terra la terra che riconsegna, rigenera e riequilibra, la terra che stordisce e fa piegare le ginocchia ma non fa mai abbassare la testa. La terra degli occhi neri, lucidi e umidi del suo popolo, occhi d’ebano che hanno dentro il segreto della sopravvivenza, l’indotto del sacrificio e la forza della speranza. L’Africa che sorride.
Mi è entrata dentro l’Africa e alzo gli occhi perché la mia luna è la stessa che può vedere la mia “sorella maggiore” che in questo momento è lì, la ragazzina col ciuffo che ha avuto paura ma è andata avanti comunque e già so che ritornerà con occhi diversi. In quella terra ha sentito il cielo più vicino e ha sentito una mano afferrarla e condurla come può fare… non so, un padre che porta per mano sua figlia.
E poi penso alla donna guerriera nella terra nera dove la forza vera sono le donne: quelle che mandano avanti la società, quelle che portano un figlio in grembo e un altro sulla schiena con in testa il raccolto del giorno. Sarà arrivata gridando e avrà alzato un polverone rosso con quel suo passo deciso e poderoso, avrà organizzato i campi, avrà detto mille volte “non la possiamo accettare questa fame, questo disagio”, lei che la vita l’ha presa di petto per necessità, lei che poi alla fine avrà sicuramente pianto e col suo pianto avrà innaffiato una terra arida ma non persa.
E immagino il sorriso dolce della ragazza che mi ha promesso che avrebbe registrato tutto col cuore e non con la testa, che i suoi occhi questa cosa te la lasciano intuire subito senza bisogno di specificare. Avrà scattato foto, avrà chiesto a se stessa perché il mondo a volte sembra andare alla rovescia. Avrà sentito odori, visto colori, riconosciuto facce lì dove un sorriso riporta subito il cuore all’equilibrio giusto, avrà dispensato abbracci e guardato la gente fissa negli occhi come a rubare un po’ d’anima.
E se lui che in Africa non va, ma torna, chissà se avrà ritrovato ciò che aveva depositato su quella terra battuta, se avrà ritrovato i suoi piccoli abbracci, se l’Africa l’avrà riconosciuto e gli sarà stata riconoscente, se l’emozione di un lavoro umanitario portato a termine sia equiparabile alle emozioni occidentali, chissà se poi venendo via abbia confessato a questa terra ormai adottata quanto lei gli sta ridando indietro, quanta emozione, quanta energia.
Ecco, stasera la luna crea un ponte tra la mia casa e l’Africa ed improvvisamente nessuno è più solo. Ciò che sento so di non sentirlo solo io, perché in fondo la ricerca dell’Animo non è altro che la ricerca di un obiettivo da condividere e, se trovi questa strada, sarà l’Animo a riportarti sempre a casa, ovunque essa sia!
di Nadia Belotti